Cookie Policy 8 marzo: il cibo diventa uno strumento di emancipazione femminile
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    8 marzo: quando il cibo diventa uno strumento di emancipazione

    formazione sul cibo / Marzo 8, 2021

    Il cibo e la cucina sono uno degli ambiti a cui con più facilità si associa il femminile, in particolare nelle sue declinazioni stereotipiche. Ma anche il rapporto delle donne con il cibo e la cucina è molto cambiato. L’8 marzo, quindi, nel giorno che convenzionalmente dedichiamo a donne e ragazze, vale la pena raccontare quando e come il cibo può diventare uno strumento di potere femminile.

    In primo luogo, è importante fare chiarezza su un punto: le definizioni. L’8 marzo viene spesso chiamato la festa della donna, ma non è così. L’8 marzo è invece la giornata internazionale per i diritti delle donne. Il giorno in cui, più che festeggiare, si celebrano i diritti acquisiti per le donne e si combatte per quelli che ancora mancano. Il cibo, e tutto l’ambito del food, ne esemplifica diversi.

    Le donne e i diritti nel cibo

    L’ambito del food è portatore di una grande quantità di stereotipi, che riemergono anche in relazione all’8 marzo. L’immagine della donna relegata in cucina è spesso ancora molto presente nel sentire comune, spesso molto limitante. Per questo, spesso molte sentono il bisogno di rifiutare totalmente quell’idea e allontanarsi dalla cucina. E se invece  se per sfondare il soffitto di cristallo dovessimo rimanere in cucina?” si chiede Angela Frenda in un articolo sul Corriere della Sera.

    Il soffitto di cristallo è quel confine simbolico che ci fa illudere di vedere un cielo da cui ci separa, invece, una lastra apparentemente inscalfibile. Lo stesso limite – vale la pena, l’8 marzo, segnalare anche questo – cui si trovano di fronte, molto spesso, le donne che nell’ambito del food lavorano. Se è vero che quello della cucina è tradizionalmente un ambito femminile, i cuochi di fama sono – molto spesso – uomini. Anche in questo si nasconde – spesso inconsapevole – uno stereotipo: secondo molti la cucina riguarda le donne quando attiene alla cura e alla dimensione familiare. L’ambito lavorativo, invece, per molti è ancora appannaggio maschile, perchè si considera impossibile conciliare il lavoro di cura che alle donne viene ancora troppo spesso interamente delegato e l’ambizione e il tempo necessari a gestire una cucina professionale.

    Come fare del cibo uno strumento di potere

    O almeno, così è per chi è ancora ancorato a una visione del passato. Oggi, però, il rapporto tra le donne e il cibo è cambiato, soprattutto quando si fa impresa. Come scrive Frenda, infatti, oggi una significativa parte delle aziende del food hanno una importante componente femminile, ed in particolare, in diversi casi “la comunicazione è per lo più gestita dalle donne. E sempre loro hanno preso le redini di aziende (spesso familiari) del mondo alimentare e della ristorazione”.

    La “stanza tutta per sè” in cui la scrittrice Virginia Wolf identificava la necessità delle donne per essere libere diventa quindi, oggi, anche la cucina, tradizionalmente vista come il luogo di una reclusione forzata. Lo dice la nota chef Antonia Klugman, che vede nei fornelli un nuovo modo di esprimere la propria creatività o di raccontare chi sono. In questo senso, l’evoluzione del modo di cucinare e raccontare il cibo aiuta. L’uso massiccio dei social e dei blog hanno permesso a molte di costruire, anche dentro casa propria, una propria narrazione del cibo. Oggi le donne in cucina sono molte di più, e anche i libri e gli spazi in cui si parla di cucina hanno preso un grande spazio nei media, anche sul piano commerciale.
    Fu proprio Nigella Lawson, una delle prime conduttrici televisive a diventare molto note parlando di cibo, disse che “cucinare è il più grande atto di indipendenza, e dunque femminista, che una donna possa fare”.

    A lungo, il movimento femminista ha visto la cucina come il luogo da rifiutare, lo spazio di quello sciopero che – da qualche anno – i movimenti transfemministi scelgono di mettere in campo l’8 marzo. Fu la scrittrice e sceneggiatrice Nora Ephron a rispondere: “Sono femminista, sono una donna liberata, e mi piace cucinare. Dov’è la contraddizione?”, come riporta l’articolo del Corriere della Sera.

    l’8 marzo: donne e cibo, a che punto siamo?


    Oggi le donne stanno superando questa empasse, ma sanno che sono tanti i problemi e i diritti mancanti che il mondo del food deve ancora – e può – contribuire a superare. Il gender gap, ad esempio, cioè la differenza di retribuzione in base al genere, ma anche il razzismo, ancora presente anche in cucina. Il mondo del food, quindi, soprattutto attraverso le donne che lo compongono, si sta orientando verso una maggior equità. Scrive Frenda: “Alcuni dei problemi maggiori messi in luce sono molestie, difficoltà di ricevere finanziamenti dalle banche, mancanza di assistenza all’infanzia e di tempo libero” e le donne chef sono ancora pochissime.

    Eppure, ormai, l’esperienza delle cuoche di successo nelle nuove forme di comunicazione, anche in Italia, è soprattutto femminile, proprio perchè il mondo non è più quello che conoscevamo. Ed anche realtà come le dark kitchen e il delivery possono aiutare, dando spazio a nuovi modi di cucinare, privilegiando agilità e rapidità. L’8 marzo arriva anche in cucina, non come festa stucchevole, ma come occasione per ricordare alle donne – anche in cucina – dove erano e dove vogliono arrivare.

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